Svolta nel mondo della robotica: i robot potrebbero provare empatia, una capacità finora ritenuta una prerogativa dell’essere umano. È stata infatti progettata una macchina in grado di anticipare le azioni di un suo simile, semplicemente attraverso l’osservazione.
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports e condotto da un team di ricercatori della Columbia University di New York guidato da Hod Lipson, ha portato un risultato straordinario: è stato progettato un robot in grado di leggere il comportamento di un’altra macchina, prevedendo le sue azioni future e creando così una scintilla di “empatia artificiale”.
L’empatia è la capacità dell’uomo di porsi immediatamente nei panni e nello stato d’animo di un’altra persona, intuendone le azioni; l’obiettivo dello studio è quello di dotare le intelligenze artificiali di questo tipo di comunicazione sociale, rendendo il loro utilizzo sempre più efficiente ed ottenendo robot integrati nella società umana non solo nell’aspetto ma anche nel comportamento. La possibilità di prevedere azioni future dall’osservazione, infatti, è una capacità che permette di migliorare significativamente il grado di interazione naturale di un robot con un essere umano.
Empatia nei robot: l’esperimento della Columbia University
La prima fase dell’esperimento prevedeva la collocazione di un primo robot in un box, all’interno del quale doveva dirigersi nella direzione di qualunque cerchio verde riuscisse a vedere. A volte, però, il cerchio verde era nascosto da una scatola di cartone rossa: in tal caso, il robot o si bloccava oppure cercava un secondo cerchio verde. Un secondo robot, nel frattempo, osservava la scena e, dopo circa un paio di ore, è stato in grado di prevedere l’obiettivo ed il percorso del primo robot, con una percentuale di successo del 98,5%.
I risultati di questo esperimento cominciano a dimostrare come i robot possano osservare il mondo dal punto di vista di un’altra macchina; l’esperimento, naturalmente, presenta diversi limiti, come ad esempio il fatto che i comportamenti dei robot siano infinitamente più semplici dei comportamenti umani, ma si tratta di un primo segnale che anche i robot possono provare empatia, mettendosi nei panni di altri per prevederne ed anticiparne le azioni solo attraverso l’analisi visiva del comportamento.
Empatia nei robot, applicazioni e questioni etiche e legali
I robot empatici troveranno certamente numerosi sbocchi di applicazione in molti ambiti della nostra vita, portando benefici e vantaggi per l’essere umano.
I robot empatici potrebbero avere un ruolo molto importante nel futuro del settore aerospaziale: durante le lunghe missioni spaziali su Marte (e non solo), una delle maggiori difficoltà non sarà di natura tecnica bensì psicologica. Un robot in grado di provare empatia porterebbe giovamento alla salute mentale dell’astronauta, “vittima” della solitudine del lungo viaggio. La NASA sta lavorando già da tempo con la startup australiana Akin per sviluppare un’intelligenza artificiale empatica, capace di captare eventuali difficoltà emotive degli astronauti e reagire di conseguenza. Questa tecnologia troverà largo impiego anche in altri settori, come quello automobilistico, specialmente per quanto riguarda le macchine a guida autonoma.
Come nella gran parte delle innovazioni tecnologiche, anche il robot empatico presenta numerosi aspetti critici e questione etiche da affrontare. Che effetto, sociale e psicologico, può avere su un individuo il rapporto così stretto con un robot, che è e rimane una macchina? E fino a che punto un robot può essere lasciato libero di prendere decisioni?
Le variabili da prendere in considerazione sono diverse e meritano attente riflessioni sia di roboetica, il campo dell’etica applicato alla robotica, sia di tipo legale: la risoluzione del Parlamento Europeo del 16 febbraio 2017 ha evidenziato come sia ormai improcrastinabile l’esigenza di regolamentare l’uso dei robot e dell’intelligenza artificiale. Leggi di più sulla risoluzione nel nostro articolo!