I cobot, o co-robot, sono dei robot progettati e concepiti per interagire fisicamente con l’essere umano in uno spazio di lavoro; il termine “cobot” deriva da collaborative robot (robot collaborativo).
I cobot hanno visto una crescita esponenziale negli ultimi anni: se all’inizio si trattava di una tecnologia accolta almeno in parte con scetticismo, oggi la robotica collaborativa rappresenta il settore della robotica in maggiore sviluppo.
Cobot, cenni storici
I cobot furono inventati nel 1996 da due professori della Northwestern University, J. Edward Colgate e Michael Peshkin; il termine cobot venne invece coniato da Brent Gillespie, ricercatore della stessa università: la locuzione cobot è stata scelta dal Wall Street Journal come una delle “The words of the future”, nel 2000.
Un brevetto statunitense del 1997 descrive i cobot come “un apparato e un metodo per l’interazione fisica diretta tra una persona e un manipolatore controllato da un computer”.
I cobot furono il frutto di un’iniziativa della General Motors mirata all’implementazione della robotica nel settore automobilistico: lo scopo era quello di trovare un modo per far collaborare i robot (o le attrezzature simili) con i lavoratori.
I primi cobot non avevano nessuna fonte interna di forza motrice, la quale veniva invece fornita dall’essere umano; la funzione di questi cobot era quella di permettere il controllo computerizzato del movimento, guidando un carico utile in cooperazione con il lavoratore. I cobot successivi erano dotati di quantità limitate di forza motrice; per avere il primo cobot leggero dotato di alimentazione propria del movimento dobbiamo aspettare il 2004, quando KUKA, un’azienda tedesca pioniera della robotica, lancia il modello LBR3.
Nel 2008 viene rilasciato UR5 dall’azienda danese Universal Robots: si tratta del primo robot capace di operare accanto alla forza lavoro in sicurezza, eliminando il bisogno di barriere.
Questo innovativo cobot apre l’era dei robot collaborativi flessibili, accessibili economicamente e semplici da utilizzare, offrendo anche alle PMI la possibilità di usufruirne.
Applicazioni di produzione collaborativa
L’International Federation of Robotics (IFR), organizzazione professionale senza scopo di lucro fondata nel 1987 per promuovere, rafforzare e proteggere l’industria della robotica in tutto il mondo, riconosce due tipologie di robot: i robot industriali utilizzati nell’automazione ed i robot di servizio, per uso professionale e domestico.
L’IFR ha definito quattro tipologie di applicazioni di produzione collaborativa:
- Collaborazione reattiva: il robot risponde al movimento del lavoratore in tempo reale;
- Cooperazione: uomo e robot sono entrambi in movimento e lavorano contemporaneamente;
- Collaborazione sequenziale: uomo e robot condividono in parte o interamente uno spazio di lavoro, ma non lavorano contemporaneamente;
- Coesistenza: non c’è uno spazio di lavoro condiviso, ma uomo e robot lavorano insieme.
Cobot: un contributo per le aziende nella ripresa post-Covid
La robotica collaborativa può portare alle aziende di diversi settori un contributo decisivo nella ripresa post-Covid. È infatti diventato essenziale ridurre al minimo i contatti interpersonali: i cobot possono entrare in gioco, ad esempio, riducendo i rischi collegati alla presenza di più lavoratori contemporaneamente in determinate aree.
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